Il vantaggio esclusivo di comprare i videogiochi in digitale è uno: a mezzanotte, headset montato e luci soffuse per non disturbare i normies, ci si butta immediatamente a giocare ad un titolo preacquistato e già installato. Con il favore delle tenebre, ogni videogioco acquista un fascino quasi misterioso ed il momento in cui PS avverte con un trillo che sì, è arrivato finalmente il momento, è impareggiabile.
Ho vissuto questo attimo con molti, moltissimi giochi. E lo vivrò con molti altri.
Con Death’s Gambit il tutto è diventato ancora più magico, unico, quasi atavico.
Questo videogioco fin da subito ha avuto quel quid in più che stavo cercando da tempo: solo Salt and Sanctuary era riuscito nell’impresa di prendermi fin dalle prime battute.
Mi addentrerò brevemente sui motivi che mi spingono a recensire questa perla trascurata e per quale motivo consiglio l’acquisto perché non voglio rovinare l’esperienza di scoprire passo a passo le meraviglie di questa opera videoludica, da vivere escusivamente liberi da anticipazioni.
Trama e Personaggi ovverosia my waifu is not!laifu
Sorun è un soldato, come i millemila che combattono per Verdun, la classica nazione militare di cui fa parte. Peccato che il nostro personaggio muoia prima dell’inizio del gioco e di lui non ti è dato sapere nulla, se non che viene trasportato da un drago antropomorfo verso una pira tra i suoi colleghi defunti. All’improvviso arriva Morte che propone un patto: Sorun diventerà il suo agente, incaricato nell’assassinio di “esseri poco amichevoli” con la signora con la falce, e lui potrà compiere “la sua missione”.
Se qualcuno -e sicuramente ci sarà- non dovesse mai morire, questa sarebbe la trama completa del videogioco.
Solo vari e ripetuti game over “à la mode” di Dark Souls svelerà vari dettagli sul passato del nostro protagonista, su quale sia la sua missione e su quanto Morte sia la waifu del videogioco, ma non è la sede cui parlarne.
Dirò solo che il cast è superlativo: gli npc, che sempre strizzano un occhio al titolo From, sono definiti essenzialmente ma funzionano egregiamente: abbiamo il “Crestfallen” draghetto, la chierica maledetta, la waifu in armatura n°2, il draghetto trasportatore di cadaveri, il fabbro che ti fa meditare ai livelli di Napstablook di Undertale.
Ce n’è per tutti i gusti.
I boss “umanoidi” sono carismatici -Origa in primis è un graditissimo omaggio a Sniper Wolf di Metal Gear Solid- mentre quelli bestiali peccano di mancata originalità ma sono dettagliati: Cusith o il Gaian dimenticato sono riferimenti lapalissiani ai colossi di Shadow of the Colossus, mentre Thamus è un mix tra Flowey e Nito.
Se non si fosse capito, il motivo per cui fare questo gioco è Morte. Il doppiaggio è di ottimo livello ed i dialoghi del mietitore sono perle rare che custodirò per sempre nel mio hard disk.
Pecca non grave è la traduzione in italiano che è fatta evidentemente con Google Translator (non siamo ai livelli di goccia tasso = drop rate ma quasi) e alcune incongruenze nell’ordine dei boss, ossia se anche salti un boss opzionale un npc ti può dire frasi che te lo diano come “battuto”.
Ambientazione
Death’s Gambit si svolge in un medioevo fantastico in rovina. Il mondo di gioco è interconnesso e il centro del nostro gioco è il – senza fantasia – Santuario Centrale, il “nexus” da dove gestire le nostre abilità base e il fabbro. Le zone sono “capeggiate” da uno o più boss e sono variegate, passando da zone innevate a catacombe sotterranee con sangue e lava. I colori piatti e poco saturi sono perfetti.
Mi sono particolarmente piaciute la fasi “platform” e, tranne qualche lag di troppo, scorrono fluide su schermo.
Gameplay
Se siete fan dei souls/rogue/saltlike, vi piacerà. Semplicissimo nell’esecuzione, arduo da masterare: due tasti per l’attacco, tre slots abilità. Si possono equipaggiare fino a due armi insieme, nella combinazione che più si preferisce, tre pezzi di armatura ed un orb che attiva diversi buff, da boost di fortuna o stats. I creditinon si perdono mai, a differenza dei titoli cui si ispira ma si perderà una cura ogni morte: a tal proposito si può anche scegliere se sacrificare una cura per un buff fisso sul valore offensivo e il gioco permette di recuperare le piume “perdute” pagando con un level up. Personalmente con una build STR/RES/VIT non ho mai incontrato problemi. tranne due volte con il Baluardo e con la cjksdjfsngjksdonkmcsmdfnjjsdnfis della carceriera ma vbb Purtroppo ha delle gravi lacune nel non cambio dell’azione selezionata (ossia se ci sono due azioni nella stessa hitbox, non si può scegliere che cosa fare) e nell’impossibilità di non riordino dell’inventario. Girare il mondo con il cavallo è divertente ma serve solo a velocizzare i viaggi: mi sarebbe piaciuto un utilizzo attivo in una boss fight.
Soundtrack
Il punto più alto del gioco. Sono in attesa di poterla acquistare in plurime copie.
EDIT 18/06/2018 https://kylehnedak.bandcamp.com/releases
Compratene tutti.
Io non credevo che dopo NieR ci potesse essere una colonna sonora di livello ma mi sbagliavo sonoramente. Il lavoro qui eseguito è impossibile da descrivere. Ispirato ed azzeccato in ogni momento. Non metto link a varie tracce perché bisogna scoprirle in game.
Boss
Il punto debole. Sono troppo pochi. Abituandosi ai Souls, me ne aspettavo una ventina ed averne sono una mera dozzina è stato un colpo durissimo. Bisogna dire che il gioco ha subito gravi problemi di produzione e forse qualcosa è stato tagliato. In ogni caso, ne avrei voluti di più.
Verdetto finale
Deat's Gambit è un titolo che purtroppo, a causa dei problemi tecnici, passerà inosservato dai più, favorendogli produzioni più collaudate o semplicemente famose. Il mio consiglio spassionatissimo è invece dare una chance a questa produzione indipendente, amarla e sperare che ci possano essere altri titoli con tanta cura ed amore come vengono trasmessi da Morte&co.